Traduzione: Alessandra Serra
Regia e adattamento: Luca Busnengo
Con: Andrea Atzeni, Aldo Nano, Paola Parini
Con “Tradimenti”, Pinter affronta un particolare triangolo amoroso (ricco, pare, di riferimenti autobiografici) attraverso silenzi e dialoghi rapidi ed essenziali, in cui molto viene detto, senza che il significato delle parole raggiunga l’intima verità dei personaggi.
Nove scene, principalmente a ritroso come in una inceppata macchina del tempo, mostrano la storia dalla sua nemesi alla sua genesi: le “regole” sociali imprigionano gli attori, permettendo di dipingere il dramma insito nella loro vita “benestante” solo attraverso situazioni quotidiane e dialoghi inconclusi. Proprio come potrebbe accadere a chiunque, quando ansie e paura ci spingono verso il rassicurante vuoto comunicativo delle convenzioni.
I protagonisti non hanno la capacità di essere sinceri. Di capire, prima di tutto, se stessi. Nella ricerca, spasmodica eppure celata, di un legame affettivo, non superano il gioco ad incastri di falsità e tradimenti
Per la paura di perdere qualcosa, perdono tutto, e diventano artefici e vittime, a volte inconsapevoli, delle loro stesse macchinazioni, sacrificando la possibilità di essere veri ad una presunta, quanto inconsistente, “normalità”. Pinter, con eleganza e ironia, rende evidente la difficoltà di conoscere la verità riguardo agli animi umani (compreso il proprio), lasciando susseguirsi e contrastarsi versioni contraddittorie.
Anche solo per ciò, quest’opera è un monito. Ci permette di conoscere momenti di un rapporto che i personaggi, in quanto esseri umani, vorrebbero intimo e profondo pur senza riuscire ad ottenerlo. Di osservarne la deriva a ritroso nel tempo. E ci da, quali spettatori compassionevoli, la preziosissima opportunità di capire meglio il dramma che i personaggi non possono afferrare
Di capire quanto sia simile al nostro.
E, forse, di trarne il coraggio e l’umiltà per non fare gli stessi errori.
Foto: https://www.flickr.com/photos/107389963@N05/sets/72157648328703479/