LEGGENDO JURY, MA NON SOLO…
Accidenti, ho la testa piena di cose da dire e da scrivere, e già sono risucchiata dalla vita “normale” … si fa per dire… ma un po’ per volta ce la farò a scrivere tutto (beh, quasi…) perchè quest’idea è nata dal desiderio di confrontarsi, e allora non si può perdere questa occasione, altrimenti l’obiettivo è davvero mancato.
Comincio quindi col cercare di rispondere a Jury, arginando ancora per un po’ la piena impressional-emotiva-piena-di-spunti-per-nuovi-progetti-ovviamente-stimolati-anche-da-confronti-come-questo:
“..perché una persona che dà dei soldi ad altre che fanno “finta” di essere povere (…nel senso che scelgono liberamente di esserlo), dovrebbe poi sentirsi più “solidale” con tutti quelli che poveri lo sono sul serio, e non per scelta. ?”
…Forse perchè è più facile identificarsi con qualcuno che appartiene al tuo gruppo sociale, come è evidente nell’esempio che riporti.
Questo spiegherebbe perchè a Sirolo, dove ci era stato sconsigliato di andare perchè “c’è gente troppo ricca e quindi meno sensibile a questi temi”, abbiamo invece avuto più “successo”. Questo era il senso di “mettiti nei suoi panni” – prova a pensare cosa si prova, e se tu non te la senti, o non lo vuoi/puoi fare, lo faccio io, e poi te lo racconto. E ti racconto, ad esempio, la scoperta, per me sorprendente, come lo sarebbe per te che non l’hai mai provato, di muoverti in modalità “basso consumo”, limitando il bagno in mare ad una rinfrescata invece di nuotare a lungo come mi piace, perchè sapevo di dover risparmiare energie, il mio corpo lo richiedeva, così come evitare di prendere il sole per lo stesso motivo (l’abbronzatura passa in secondo piano, come tante altre priorità che si ribaltano). Dalle reazioni che vedevo nelle persone con cui ho parlato, la curiosità arrivava, anche solo attraverso il “ma chi glielo fa fare”.
Quindi, direi che dal mio punto di vista, l’obiettivo di parlare con tanta gente, e farla riflettere, provare a pensare a cosa si prova, è stato abbastanza raggiunto (non so se questo poi porti ad essere più solidali, credo di sì, (sarebbe bello se qualcuno di quelli che abbiamo incontrato ce lo raccontasse, magari proprio qui) quanto meno a sbirciare per un attimo il mondo da un punto di vista diverso da quello usuale.
Forse il mio obiettivo non era tanto quello di aumentare la solidarietà verso i poveri, quanto quello, mi ripeto, di far venire la voglia, o la curiosità, o intravedere la possibilità di guardare il mondo da un punto di vista diverso da quello proprio, usuale.
“Un gruppo non gruppo”
…in effetti, a parte me a Andrea, abbiamo saputo abbastanza tardi chi avrebbe partecipato effettivamente, e siccome il progetto iniziale prevedeva dei microgruppi, abbiamo lavorato su performances a due. La scelta di stare in quattro è stata, quindi, davvero un’improvvisata e non c’è stato il tempo prima, e forse l’energia, durante la settimana, di preparare qualcosa in quattro. Ora sappiamo che è assolutamente indispensabile arrivare in strada preparati, molto più di quanto lo eravamo, pena la perdita della propria stessa convinzione, e dignità, che porta a far cadere tutto quanto (ma questa è una di quelle cose su cui conto di scrivere delle riflessioni ancor più approfondite).
Un “tanto di cappello”,poi, e un grazie particolare a Francesca, che si è messa in gioco al di là di ogni aspettativa, e ce l’ha fatta!!! Grande Fra 😉 PAOLA