venite che vi offro da mangiare

venite che vi offro da mangiare

“E nei panni di chi mi devo mettere, nei suoi?”
“No, è che…”
“Ognuno ha la vita che si sceglie, la crisi non esiste. Io ho cominciato a seguire mio padre a otto anni, e seminavo i piselli con una mano, e mettevo il letame con l’altra, ma l’acqua era un lusso, mica ci si poteva lavare le mani, neanche prima di mangiare…
Nella vita si può fare quello che si vuole, ma bisogna imparare a sopportarne le conseguenze, senza piangere.”Ascolto questo signore sulla settantina e penso che dobbiamo sembrargli un po’ ingenui  un po’ pretenziosi, visto quello che ha passato lui.
Ascolto anche la sua voglia di essere ascoltato, un po’ per cortesia, mentre Andrea continua a declamare Dante.
Penso che senza amplificazione è proprio dura, dovrei andare a dargli una mano…  dopo un po’ smette, ha finito il XXVI canto, quello di Ulisse. Ha bisogno di bere e viene li’ ad ascoltare anche lui.
Il signore continua, riprende. Vuole che la sua saggezza venga ascoltata, ma a me sembra che invece lui non ascolti nulla.
Avro’ detto una cinquantina di parole per provare a spiegargli cosa facciamo, e lui va avanti da un quarto d’ora.
A un tratto conclude dicendo: “Venite che vi offro da mangiare.”
“Io continuo a leggere, vai tu” – mi dice Andrea -.
Il signore mi porta in una rosticceria, “prendi quello che vuoi, da mangiare e da bere”. Prendero’ due focacce farcite e due bottigliette d’acqua.E io che pensavo non avesse ascoltato!
Chissà, sarà stata l’immediatezza del bisogno ad essere riconosciuta?
Certo è che la lezione sull’ascolto stasera me l’ha data lui.

Paola

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