festa paesana di San Cataldo
Con Daniela ed Elisa ci siamo incontrati nella notte, alla festa paesana di San Cataldo, dopo aver mangiato la pizza ed aver bevuto un po’ dell’acqua donateci dal prete di Lecce, acqua che abbiamo razionato per alcuni giorni a venire. Mentre lasciamo la piazza e rifletto su questo gesto, a mio parere esemplarmente cristiano, Paola chiede a una coppia, madre e figlia, dove sia il vecchio campeggio/ostello di San Cataldo. “Vi accompagnamo” dice Elisa, la madre, con una voce fiabesca, bianca e morbida come una nuvola primaverile. “Mi avete salvata” aggiunge più pragmaticamente sorridendo Daniela, la figlia, mentre evaporano le ultime note di una partecipata mazurca, a quanto pare molto apprezzata dai locali.
Arrivati davanti all’ostello comunale, un luogo dimenticato ormai dagli uomini, abbiamo provato a legger loro qualcosa, sfidando, nell’ordine, la tramontana, l’illuminazione poco illuminante, la passeggiata lungomare deserta, e anche la cassa acustica, la cui batteria non da segni du vita.
Alla fine, probabilmente mosse a pietà, ci offrono di tenere la cassa a casa loro, per vedere se possa comunque esser ricaricata.
La batteria non darà più segni di vita, ma il giorno a seguire, finiremo col passarlo ospiti di madre e figlia dalla mattina fino al tardo pomeriggio, riscoprendo, un passo dopo l’altro, qualcosa di intimo ma condiviso, ascoltandoci nelle comuni difficoltà di voler esprimere qualcosa di creativo, personale ed etico, cercando di non adottare il successo economico come metro unico della propria realizzazione. Scopriremo di essere tutti artisti, in modo diversi, e di cercare tutti una via per esprimere la propria bellezza, facendo si che allo stesso tempo il mondo diventi più bello.
Forse dovrei tornare a trovare la parte razionale, andata in vacanza anche lei, si vede. Potrebbe salvarmi da pensieri assurdi, tipo: “È una fortuna la rottura della cassa, se permette di incontrare altri simili ‘in cerca’”. O ancora peggio “buoni e puri sono silenziosamente ovunque nel mondo, ed è proprio un piacere incontrarli.”
Andrea