La Sosta e la strada
Siamo andati alla Sosta (http://giovanipace.sermig.org/index.php?option=com_content&view=article&id=12038:centro-diurno-la-sosta&catid=120:torino&Itemid=184&lang=it)
Era un’oasi… soprattutto x noi. Per un’ora, siamo stati ascoltati, abbiam sorriso e raccolto sorrisi. Abbiam letto e cercato di ascoltare (anche le critiche)… per leggere ancora.
La strada e’ una prova difficile, in strada si parte da poca fiducia verso l’estraneo. In strada, leggere senza motivo (dove motivo = guadagnarci qualcosa) e’ strano… in parte”incomprensibile”. Noi, da quel che facciamo, abbiamo il nostro guadagno, ma questo passa attraverso la societa’, l’ambiente in cui viviamo: una societa’ piu’ aperta, in cui cultura e contatto siano piu’ facili, e’ un luogo migliore dove vivere… e vivere meglio e’ piacevole :-P.
Ma questo certo “e’ un po’ piu’ lontano” che non prendere immediatamente del denaro.
Ed allora, in alcuni (non tutti) tra chi incontriamo per strada c’e’ sospetto, lontananza… in pochi casi, anche fuga.
Alla Sosta c’era gente povera e aperta, pronta ad ascoltare (e criticare se la storia, ad esempio, era un po’ troppo per bambini), pronta a stare a vedere cosa succede.
Vorrei capire allora cosa possiam fare per renderci “accettabili”, cercando di capire le differenze e le similitudini, cercando di adattarci ad un ambiente diverso e ad emozioni diverse (mie e di chi e’ li con me).
Vorrei capire cosa possiamo fare per darci sempre almeno la possibilita’ di far capire “cosa succede”.
Cosi’ da poter essere “piu’ vicini” agli altri quando raccontiamo.
Cosi’ da poter essere piu’ vicini agli altri quando viviamo.