E ALURA?

La nascita della filosofia

“E alura?”  … “What, then?”  “…‘Mbè?”

La domanda più filosofica di tutti i tempi, quella la cui risposta potrebbe racchiudere, se esistesse, il significato più profondo dell’esistenza.

Immaginiamo un uomo primitivo, immaginiamo che sia riuscito a cacciare  e magari addirittura a cucinare sul fuoco una grossa preda: finito di mangiare, riempito a dismisura lo stomaco, festeggiando con gli altri caccaitori e con le donne del clan si abbandona ad un profondo sonno ristoratore.

Al momento del risveglio gli altri dormono ancora; in realtà a svegliarlo sono stati alcuni “bisogni filosofici”. Si allontana dalla caverna per soddisfarli e mentre torna, a causa dell’aria fresca del mattino, si sveglia un po’ di più e si guarda intorno. Possiamo immaginare che il sole stia sorgendo, per dare alla scena un’aura più epica, ma non è così necessario.

Semplicemente, in quel momento, in cui ancora non ci sono bisogni primari da soddisfare (ha appena svuotato la vescica e la Fame dorme ancora nel suo ventre pieno), egli per un attimo diviene consapevole di sè e dei suoi compagni, della sua vita. Diciamo, si rende conto che sta vivendo.

E in quell’istante preciso, sorge La Domanda. E con La Domanda, nasce la Filosofia.

“E ALURA?”

La vita “normale” porta lontano dalle riflessioni.

Andare al lavoro in fretta, tornare a casa in fretta, sbrigare le faccende in fretta…   presto, presto, che così poi resta un po’ di “tempo libero”, e con il tempo libero nasce il problema di come riempirlo, come divertirsi, cosecosecose anche lì…

“Le cose che possiedi, alla fine ti possiedono.”

Noi per una settimana abbiamo provato a non possedere altro che i nostri zaini, e già portandoli tutto il tempo a spalle, avremmo voluto averne meno, di cose…

Abbiamo anche provato, diversamente da quanto suggerisce una regola base dello spettacolo di strada, a non richiamare più di tanto l’attenzione dei passanti.

Ovviamente questo ha fatto sì che avessimo meno pubblico.

Volevamo che l’interesse nascesse il più spontaneamente possibile.

Ci piaceva l’idea di dare uno stimolo gentile, che potesse essere chiaramente udito, ma anche subito ignorato, e che non potesse fare a meno, per esser seguito, della consapevolezza  e della volontà dell’ascoltatore, che in quel modo diventava attivo operando una scelta, quella di fermarsi ad ascoltare.

E magari, dopo essersi fermato, dopo averci ascoltato, potersi domandare: “E alura?”

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