Dove sono?

Dove sono?

Intorno a me silenzio, sento qualcosa di soffice sotto di me, qualcosa di morbido mi circonda.

Passano alcuni secondi senza che io riesca a capire. E’ buio, più buio.

Non c’è il rumore del mare, neppure quello del vento, e neppure qualcosa di ignoto, nella tranquillità che mi circonda.

E’ un silenzio familiare, che però in qualche modo non capisco. Anche gli odori sono familiari ed alieni.

I flussi logici non mi aiutano, sono intorpiditi, disertano la mia testa, forse in protesta per abbandono.

Riesco appena ad avvertire una mancanza, un senso di sollievo, un malinconia ed una serenità colorata d’azzuro, verde e marrone terra

Dopo qualche secondo riemergo, la comprensione si fa strada lentamente. Mi trovo al sicuro.

Sono tornato, sono diverso. sono migliore, credo. Almeno per un breve attimo. Mi riaddormento.

Dove sono?

La piccola tenda verde vibra, è un loculo confortevole e protettivo.

Paola dorme rannicchiata al mio fianco, il rumore è assordante.

la sabbia sotto la tenda, alcuni vestiti a coprirmi, resi rigidi dal sale.

Passano alcuni secondi senza che io riesca a capire. Le luci di Cagliari illuminano a sufficienza, il Poetto, la Sella del Diavolo all’orizzonte.

Il rumore rimane assordante, ma pulsa in crescite e diminuzioni di intensità regolari.

Devo capire di cosa si tratti, apro, poco, il nostro guscio protettivo, sbircio dalla fessura nella zanzariera.

Un trattore, va avanti e indietro sulla spiaggia, si avvicina molto alla tenda, e poi se ne allontana.

E’ nostro nemico? Non credo, i suoi nemici sono le dune della spiaggia. Le schiaccia senza riposo.

Avrebbe potuto travolgerci nella tranquillità della notte? Forse si, siamo sulla spiaggia, non c’è apparente motivo per cui non passi anche sul punto in cui abbiamo invaso il suo campo di battaglia.

E poi il nostro lavoro è finito, abbiamo fatto le ultime letture, una bambina ci ha ascoltati a lungo. Delle persone, da un tavolo lontano, che pensavo non avrebbero potuto sentirci, ci hanno lasciato un dono. Io ho mangiato uno zucchero filato. Domani potremo prendere il Sole sulla spiaggia, potremo prendere il traghetto per Civitavecchia, potremo prendere un passaggio per tornare. Non c’è motivo per cui il trattore non ci consideri nemici, e semplicemente ci schiacci come le montagnette nemiche. Dopottutto, ne proteggiamo diverse intorno a noi.

Ad un certo punto, veloce, si dirige in strada, ed il suo rumore sbiadisce rapidamente.

E’ notte, è buio, sento il rumore del vento, sento l’odore del mare, sento delle voci, ignote e solitarie.  Mi riaddormento. Sono migliore, credo, almeno per un breve attimo.

(Shock)

Poetto

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